L’uomo contatore (Reloaded)

C’era una volta un uomo di nome John, noto in tutto il paese come “L’uomo contatore”. Questo soprannome non era casuale; John aveva una strana abitudine che lo aveva reso famoso nella piccola comunità in cui viveva. Contava ogni azione che faceva, grande o piccola, con una precisione maniacale.

Fin da bambino, John aveva iniziato a contare le cose. All’inizio erano le cose più semplici, come le volte in cui si svegliava la notte o il numero di passi che impiegava per raggiungere la scuola. Ma con il passare del tempo, questa abitudine si era trasformata in una vera e propria ossessione. Contava quante volte apriva una porta, quanti morsi faceva durante un pasto, quante parole pronunciava in una conversazione. Contava persino le gocce di pioggia che cadevano durante un temporale.

Gli amici e la famiglia di John erano sempre stati divertiti e stupiti da questa sua stravaganza. Spesso scherzavano con lui, chiedendogli quanti passi aveva fatto in un giorno o quanti minuti aveva impiegato per lavarsi i capelli. John rispondeva sempre prontamente, quasi come se fosse una sfida personale.

La sua vita era governata da queste cifre. Ogni giorno teneva accuratamente aggiornati i suoi contatori personali. Era diventato così bravo a farlo che poteva fare i calcoli mentali istantanei, anche durante le conversazioni più impegnative.

Tuttavia, c’era una cosa che John non aveva mai contato: la morte. Aveva sempre evitato di pensare a quel momento inevitabile, ritenendo che non fosse qualcosa da ridurre a un numero. Ma un giorno, quando stava per compiere sessant’anni, John ricevette una notizia scioccante: gli restavano solo sei mesi di vita a causa di una malattia incurabile.

La notizia lo colpì duramente. John si ritirò nella sua casa, circondato dai suoi contatori e dalle sue cifre. Iniziò a registrare ogni giorno come se fosse l’ultimo, contando le battute del cuore, i respiri e persino le lacrime che versava. Era determinato a contare fino all’ultimo istante della sua vita.

Ma man mano che i giorni passavano, John iniziò a rendersi conto di quanto fosse vuota la sua ossessione per il conteggio. La morte era lì, di fronte a lui, e nessuna cifra poteva cambiarla. Si rese conto che non poteva contare la sua uscita da questo mondo come aveva fatto con tutto il resto.

Un giorno, mentre era seduto nella sua poltrona preferita, John smise di contare. Lasciò andare tutte le sue cifre e numeri, e chiuse gli occhi. Respirò profondamente e si lasciò trasportare dalle emozioni e dai ricordi. Capì che la morte non era qualcosa da ridurre a un conteggio. Era un momento da vivere appieno, un capitolo finale da accettare con serenità.

Quando John morì sei mesi dopo, la sua agenda era vuota, senza un solo numero. Ma la sua fama di “L’uomo contatore” sopravvisse a lui. La gente del paese raccontò la storia di John e del suo cambiamento di prospettiva, un insegnamento prezioso sulla bellezza della vita e sulla futilità del conteggio. John aveva imparato l’importanza di vivere il presente senza preoccuparsi di contarne ogni istante, e questa lezione rimase nel cuore di tutti coloro che avevano conosciuto l’uomo che aveva passato la vita a contare.

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